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A carte scoperte

Data Centers of the future are here

I data center nel podcast Città di Will Media
30/6/2025
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Anche se possono sembrare distanti dalla vita di tutti i giorni, i data center sono infrastrutture strettamente connesse alle nostre azioni digitali più quotidiane, come un messaggio, un pagamento con carta o una ricerca online. Il loro numero è destinato ad aumentare, accendendo il dibattito pubblico e suscitando tante domande e anche qualche dubbio sui consumi energetici, idrici o di suolo.

Ma quanto impattano veramente? E che cosa offrono in cambio? Sono proprio queste le domande che permettono di allargare lo sguardo e fare chiarezza su molti luoghi comuni, inserendo nel bilancio complessivo tanti fattori non immediatamente visibili.

Una risposta secca o un solo parametro non possono bastare ed è per questo che abbiamo partecipato al podcast Città di Will Media. Durante la puntata “Gli impatti dei data center sulle città”, coordinata da Paolo Bovio e Stefano Daelli, Alberto Caccia, Director di L22 Data Center, ci ha aiutato a leggere la complessità dei dati e delle normative e ci ha mostrato benefici e servizi che i data center restituiscono alle città e alle comunità.

“Occorre considerare i data center come attori non soltanto estrattivi, ma anche generativi, in un equilibrio di comunità. Solo così possiamo creare opportunità per il nostro territorio”.

Non solo consumi

È in quest’ottica che dobbiamo affrontare i temi cruciali che riguardano il settore, primo tra tutti quello l'impatto energetico. È vero che i data center hanno ingenti consumi, ma non possiamo non guardare ai vantaggi che portano con sé, come il supporto delle smart grid, fondamentali per lo sviluppo della rete elettrica nazionale. Inoltre, sono tante le soluzioni di riutilizzo o di ottimizzazione dell’energia, come il teleriscaldamento (e, in futuro, di teleraffreddamento) o l’impiego di batterie, che fungono da bilanciamento energetico della rete.

Anche i dati numerici vanno interpretati all’interno di un sistema più complesso, altrimenti, se isolati, possono destare preoccupazione. Un esempio: la Yale School of the Environment ha stimato che i data center di Google hanno già consumato 20 miliardi di litri d'acqua solo nel 2022. Questi indici, in realtà, riguardano nazioni estere. In Italia non è così: qui non viene utilizzata acqua, bensì aria. Quando parliamo di raffreddamento a liquido ci riferiamo, infatti, a un circuito chiuso, non molto diverso dai radiatori delle automobili, che quindi non attinge alle falde.  

Infine, numerosi benefici per le città e le persone possono derivare da una collocazione strategica dei data center. Questi edifici vengono costruiti preferibilmente in siti brownfield, come aree industriali dismesse, che vengono riqualificate per dare vita ad hub tecnologici in grado di generare possibilità economiche e lavorative. In alternativa, vengono collocati in siti greenfield, laddove già edificabili, includendo nell’intervento attività di bonifica o misure di compensazione. La scelta del luogo, se fatta in maniera strategica e consapevole, rappresenta il primo passo per attivare una rigenerazione territoriale.

Quando pensiamo a un data center, quindi, dobbiamo immaginarlo al centro di un ecosistema che va ben oltre il singolo edificio e che include il territorio, la comunità e i servizi. All’interno di questa rete, gli hub gestiscono la conservazione e la condivisione dei dati, restituendo servizi e benefici per lo sviluppo del Paese. In "Città" abbiamo provato a guardare ai data center in quest’ottica e a valutare il loro reale impatto, non solo energetico, ma anche economico, sociale, ambientale e per lo sviluppo del Paese.

Ascolta la puntata!

 

 

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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Redazione
June 30, 2025
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Anche se possono sembrare distanti dalla vita di tutti i giorni, i data center sono infrastrutture strettamente connesse alle nostre azioni digitali più quotidiane, come un messaggio, un pagamento con carta o una ricerca online. Il loro numero è destinato ad aumentare, accendendo il dibattito pubblico e suscitando tante domande e anche qualche dubbio sui consumi energetici, idrici o di suolo.

Ma quanto impattano veramente? E che cosa offrono in cambio? Sono proprio queste le domande che permettono di allargare lo sguardo e fare chiarezza su molti luoghi comuni, inserendo nel bilancio complessivo tanti fattori non immediatamente visibili.

Una risposta secca o un solo parametro non possono bastare ed è per questo che abbiamo partecipato al podcast Città di Will Media. Durante la puntata “Gli impatti dei data center sulle città”, coordinata da Paolo Bovio e Stefano Daelli, Alberto Caccia, Director di L22 Data Center, ci ha aiutato a leggere la complessità dei dati e delle normative e ci ha mostrato benefici e servizi che i data center restituiscono alle città e alle comunità.

“Occorre considerare i data center come attori non soltanto estrattivi, ma anche generativi, in un equilibrio di comunità. Solo così possiamo creare opportunità per il nostro territorio”.

Non solo consumi

È in quest’ottica che dobbiamo affrontare i temi cruciali che riguardano il settore, primo tra tutti quello l'impatto energetico. È vero che i data center hanno ingenti consumi, ma non possiamo non guardare ai vantaggi che portano con sé, come il supporto delle smart grid, fondamentali per lo sviluppo della rete elettrica nazionale. Inoltre, sono tante le soluzioni di riutilizzo o di ottimizzazione dell’energia, come il teleriscaldamento (e, in futuro, di teleraffreddamento) o l’impiego di batterie, che fungono da bilanciamento energetico della rete.

Anche i dati numerici vanno interpretati all’interno di un sistema più complesso, altrimenti, se isolati, possono destare preoccupazione. Un esempio: la Yale School of the Environment ha stimato che i data center di Google hanno già consumato 20 miliardi di litri d'acqua solo nel 2022. Questi indici, in realtà, riguardano nazioni estere. In Italia non è così: qui non viene utilizzata acqua, bensì aria. Quando parliamo di raffreddamento a liquido ci riferiamo, infatti, a un circuito chiuso, non molto diverso dai radiatori delle automobili, che quindi non attinge alle falde.  

Infine, numerosi benefici per le città e le persone possono derivare da una collocazione strategica dei data center. Questi edifici vengono costruiti preferibilmente in siti brownfield, come aree industriali dismesse, che vengono riqualificate per dare vita ad hub tecnologici in grado di generare possibilità economiche e lavorative. In alternativa, vengono collocati in siti greenfield, laddove già edificabili, includendo nell’intervento attività di bonifica o misure di compensazione. La scelta del luogo, se fatta in maniera strategica e consapevole, rappresenta il primo passo per attivare una rigenerazione territoriale.

Quando pensiamo a un data center, quindi, dobbiamo immaginarlo al centro di un ecosistema che va ben oltre il singolo edificio e che include il territorio, la comunità e i servizi. All’interno di questa rete, gli hub gestiscono la conservazione e la condivisione dei dati, restituendo servizi e benefici per lo sviluppo del Paese. In "Città" abbiamo provato a guardare ai data center in quest’ottica e a valutare il loro reale impatto, non solo energetico, ma anche economico, sociale, ambientale e per lo sviluppo del Paese.

Ascolta la puntata!

 

 

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June 30, 2025
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