Ricerca

Tutto il potenziale di una rinascita

Data Centers of the future are here

La manutenzione della moticicletta
4/5/2020
Written by
Share:

Siamo in piena tempesta, in quarantena, full remote. Siamo passati in un lampo società fortunata in una città fortunata ad una nuova dimensione difficile da definire. Speriamo nella fine, in un dopo pieno di speranza, ma se ci vogliamo arrivare dobbiamo pensarlo e costruirlo adesso questo dopo. In questo durante che durerà e con cui ci stiamo misurando giorno dopo giorno. È una parte impegnativa del percorso che stiamo facendo, ma come dicevamo nell’ultimo Ocio, Lombardini22 non ha una meta da raggiungere ma un percorso da fare insieme. È una sfida difficile, da cui usciremo bene solo se faremo le scelte giuste. Ognuno di noi deve fare la sua parte, ma ne usciremo solo come comunità. Questo vale per noi, per Milano, per l’Italia, l’Europa e per il mondo.

Per Lombardini22 vuol dire ancorarsi ancora di più ad alcuni dei valori fondativi della nostra comunità: la voglia di approfondire, l’attenzione alla competenza, l’ascolto di chi ne sa più di noi, l’accettazione della complessità, l’approccio di sistema.

Per ironia della sorte negli ultimi anni abbiamo parlato di contaminazione, di ibridazione, di apertura al diverso per diventare meno fragili. Abbiamo parlato dell’importanza di spazi fisici in grado di generare incontri inaspettati. Abbiamo parlato dei nostri spazi e dell’energia che generiamo tutti insieme. Sembrano tutti pensieri folli alla luce di quello che sta succedendo e del sacrificio che dobbiamo fare di separarci dagli altri per perseguire il “distanziamento”. Noi continuiamo a credere in quello che dicevamo prima dell’epidemia. Siamo convinti dell’importanza delle regole che ci stiamo dando per fermare la diffusione di questo virus, ma vogliamo continuare a sforzarci per trovare soluzioni che tengano viva la nostra curiosità per l’altro e la nostra capacità di ascolto e dialogo.

Per un periodo che speriamo breve, dovremo inventare e sperimentare una nuova prossemica, dovremo imparare da mondi più esperti come comunicare con gli occhi fuori dalle mascherine, a comunicare molto di più per compensare la distanza.

Dovremo trovare modi per mitigare il senso di solitudine del lavoro o dell’apprendimento in remoto, stare attenti ai nuovi pregiudizi che stanno emergendo, dovremo progettare spazi virtuali in cui far accadere quegli incontri casuali che volevamo far accadere negli spazi fisici, dovremo come sempre aiutare chi rischia di rimanere indietro e nel frattempo spingere chi è davanti a fare sempre meglio.

Ieri ho imparato la differenza tra Remote Tolerant, Remote Hybrid e Remote Biased nella strada verso il Full Remote: dovremo imparare nomi nuovi per cose che non c’erano. Dovremo lavorare con i nostri clienti e con altri esperti per immaginare nuovi spazi per nuove esperienze di acquisto, nuovi spazi per nuove esperienze di ospitalità e in cima tutti nuovi spazi per le nostre case che dovranno essere in grado di accogliere molte più funzioni di oggi e probabilmente ospitarci per molto più tempo.

Già prima di questa crisi epidemica avevamo bisogno di mappe per interpretare il cambiamento in atto. Oggi ne abbiamo ancora più bisogno. Noi siamo disorientati, né più né meno di tutti. A livello personale e a livello aziendale. Di un libro importante per la mia generazione, “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, ricordo un passo cruciale, con la moto completamente smontata e senza la minima idea di come rimettere insieme i pezzi. Ecco, secondo l’autore quello era il momento Zen, il momento che aveva in sé tutto il potenziale di una rinascita. Direi che ci siamo. Siamo in un momento simile e dobbiamo godercelo finché possiamo.

Dobbiamo inserire un momento di attesa, di pensiero, prima di partire a tentoni nella speranza di far ritornare tutto come prima, perché come prima non sarà: sarà meglio se prenderemo le decisioni giuste o sarà peggio, molto peggio, se prenderemo le decisioni sbagliate.

In sintesi, c’è un sacco di cose da fare. Non so che moto sarà una volta rimontata, ma in Lombardini22 siamo tutti entusiasti di lavorarci e curiosi di scoprirlo.

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

Inserisci il tuo indirizzo email per ricevere il digibook

Grazie per esserti registato!(en)Thank you for subscribing!
Oops! Qualcosa è andato storto durante l'invio.(en)Oops! Something went wrong while submitting the form.
Written By
May 4, 2020
Redazionale
Written by
Share:
May 4, 2020

Tutto il potenziale di una rinascita

Siamo in piena tempesta, in quarantena, full remote. Siamo passati in un lampo società fortunata in una città fortunata ad una nuova dimensione difficile da definire. Speriamo nella fine, in un dopo pieno di speranza, ma se ci vogliamo arrivare dobbiamo pensarlo e costruirlo adesso questo dopo. In questo durante che durerà e con cui ci stiamo misurando giorno dopo giorno. È una parte impegnativa del percorso che stiamo facendo, ma come dicevamo nell’ultimo Ocio, Lombardini22 non ha una meta da raggiungere ma un percorso da fare insieme. È una sfida difficile, da cui usciremo bene solo se faremo le scelte giuste. Ognuno di noi deve fare la sua parte, ma ne usciremo solo come comunità. Questo vale per noi, per Milano, per l’Italia, l’Europa e per il mondo.

Per Lombardini22 vuol dire ancorarsi ancora di più ad alcuni dei valori fondativi della nostra comunità: la voglia di approfondire, l’attenzione alla competenza, l’ascolto di chi ne sa più di noi, l’accettazione della complessità, l’approccio di sistema.

Per ironia della sorte negli ultimi anni abbiamo parlato di contaminazione, di ibridazione, di apertura al diverso per diventare meno fragili. Abbiamo parlato dell’importanza di spazi fisici in grado di generare incontri inaspettati. Abbiamo parlato dei nostri spazi e dell’energia che generiamo tutti insieme. Sembrano tutti pensieri folli alla luce di quello che sta succedendo e del sacrificio che dobbiamo fare di separarci dagli altri per perseguire il “distanziamento”. Noi continuiamo a credere in quello che dicevamo prima dell’epidemia. Siamo convinti dell’importanza delle regole che ci stiamo dando per fermare la diffusione di questo virus, ma vogliamo continuare a sforzarci per trovare soluzioni che tengano viva la nostra curiosità per l’altro e la nostra capacità di ascolto e dialogo.

Per un periodo che speriamo breve, dovremo inventare e sperimentare una nuova prossemica, dovremo imparare da mondi più esperti come comunicare con gli occhi fuori dalle mascherine, a comunicare molto di più per compensare la distanza.

Dovremo trovare modi per mitigare il senso di solitudine del lavoro o dell’apprendimento in remoto, stare attenti ai nuovi pregiudizi che stanno emergendo, dovremo progettare spazi virtuali in cui far accadere quegli incontri casuali che volevamo far accadere negli spazi fisici, dovremo come sempre aiutare chi rischia di rimanere indietro e nel frattempo spingere chi è davanti a fare sempre meglio.

Ieri ho imparato la differenza tra Remote Tolerant, Remote Hybrid e Remote Biased nella strada verso il Full Remote: dovremo imparare nomi nuovi per cose che non c’erano. Dovremo lavorare con i nostri clienti e con altri esperti per immaginare nuovi spazi per nuove esperienze di acquisto, nuovi spazi per nuove esperienze di ospitalità e in cima tutti nuovi spazi per le nostre case che dovranno essere in grado di accogliere molte più funzioni di oggi e probabilmente ospitarci per molto più tempo.

Già prima di questa crisi epidemica avevamo bisogno di mappe per interpretare il cambiamento in atto. Oggi ne abbiamo ancora più bisogno. Noi siamo disorientati, né più né meno di tutti. A livello personale e a livello aziendale. Di un libro importante per la mia generazione, “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, ricordo un passo cruciale, con la moto completamente smontata e senza la minima idea di come rimettere insieme i pezzi. Ecco, secondo l’autore quello era il momento Zen, il momento che aveva in sé tutto il potenziale di una rinascita. Direi che ci siamo. Siamo in un momento simile e dobbiamo godercelo finché possiamo.

Dobbiamo inserire un momento di attesa, di pensiero, prima di partire a tentoni nella speranza di far ritornare tutto come prima, perché come prima non sarà: sarà meglio se prenderemo le decisioni giuste o sarà peggio, molto peggio, se prenderemo le decisioni sbagliate.

In sintesi, c’è un sacco di cose da fare. Non so che moto sarà una volta rimontata, ma in Lombardini22 siamo tutti entusiasti di lavorarci e curiosi di scoprirlo.

Leggi l’articolo
May 4, 2020
Redazionale
Written by
Share:
Do you want to read it in English?
Switch to English
Vuoi leggerlo in italiano?
Cambia in Italiano
La bellezza è una scoperta, non un'invenzione.