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Manifesto della progettazione flessibile
7/8/2020
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"Come possiamo portare queste iniziative dal livello accademico alla pianificazione e incidere nei processi reali? Non solo con un'implementazione top-down, ma sollecitando impulsi dal basso, dalle persone stesse?”.

La questione posta da Elizabeth Merk è il naturale complemento di un evento capace di mobilitare la conoscenza collettiva e aiutare le persone a comprendere l’importanza dei temi sollevati (Colin Ellard). Di fatto il problema è la loro traduzione, come sottolinea Giangi Franz: “Siamo pieni di dati scientifici, ma non siamo in grado di raccontarli alle persone. Come possiamo tradurre e comunicare i grandi temi (riscaldamento globale, equità ecc.) alle persone della strada?” (problema anche affrontato a suo tempo nella mostra“Broken Nature” curata da Paola Antonelli, ma senza troppo successo dal punto di vista della traducibilità dei contenuti).

Un next step è allora necessario: la stesura di un documento comune, proposto da Davide Ruzzon e condiviso da tutti, per un Manifesto della città e della progettazione “flessibile” (per il momento, chiamiamolo così). Straordinaria iniziativa: lo aspetteremo

con grande interesse!

Intanto, rimaniamo in attesa del terzo evento di THE CITY WE HAVE IN MIND.

Ottima idea! Ma sei sicuro di sapere cosa succederà a settembre? Chi può saperlo…?”(Itai Palti)

Ok. Restate sintonizzati!

Scarica il Position Paper qui

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August 7, 2020
Attualità
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August 7, 2020

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"Come possiamo portare queste iniziative dal livello accademico alla pianificazione e incidere nei processi reali? Non solo con un'implementazione top-down, ma sollecitando impulsi dal basso, dalle persone stesse?”.

La questione posta da Elizabeth Merk è il naturale complemento di un evento capace di mobilitare la conoscenza collettiva e aiutare le persone a comprendere l’importanza dei temi sollevati (Colin Ellard). Di fatto il problema è la loro traduzione, come sottolinea Giangi Franz: “Siamo pieni di dati scientifici, ma non siamo in grado di raccontarli alle persone. Come possiamo tradurre e comunicare i grandi temi (riscaldamento globale, equità ecc.) alle persone della strada?” (problema anche affrontato a suo tempo nella mostra“Broken Nature” curata da Paola Antonelli, ma senza troppo successo dal punto di vista della traducibilità dei contenuti).

Un next step è allora necessario: la stesura di un documento comune, proposto da Davide Ruzzon e condiviso da tutti, per un Manifesto della città e della progettazione “flessibile” (per il momento, chiamiamolo così). Straordinaria iniziativa: lo aspetteremo

con grande interesse!

Intanto, rimaniamo in attesa del terzo evento di THE CITY WE HAVE IN MIND.

Ottima idea! Ma sei sicuro di sapere cosa succederà a settembre? Chi può saperlo…?”(Itai Palti)

Ok. Restate sintonizzati!

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August 7, 2020
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