Alberto Pérez-Gómez
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Nella memorabile lectio magistralis che l'architetto e professore Alberto Pérez-Gómez ha tenuto sabato 21 aprile in Lombardini22, è emersa prepotente una visione della architettura come stato d'animo, come capacità di sintonizzarsi col valore simbolico dei luoghi. Un'architettura in cui prevale il luogo sullo spazio, l'amore sull'estetica, in cui l'architetto è prima di tutto un umanista che prova a cimentarsi con 'l'arte di appartenere'.
L'arte del sintonizzarsi
Esistono diversi livelli di percezione della realtà. Un
primo più superficiale si può definire attenzione.
Il secondo più profondo si
può definire consapevolezza. La proporzione tra i due, a livello di intensità
di presenza nell’individuo, è di circa 20% e 80%. È quindi molto più
condizionante per lo stato d’animo dell’individuo questa consapevolezza più
profonda e meno manifesta.
Questo tipo di consapevolezza ha una relazione con lo spazio in cui ci si trova, ed è qualcosa che non siamo ancora riusciti a capire fino in fondo, è più complesso della sintesi sensoriale degli input che arrivano dall’esterno e sconfina nel campo della storia e della cultura di un luogo.
Lo stratificarsi esperienziale delle generazioni crea un’eredità
mnemonica che si tramanda. Questa eredità è composta di reminiscenze dei nostri
tempi antichi: comunicazione verbale viso a viso, comunicazione gestuale,
istintiva, rapporto con i materiali naturali, condizioni di luce, etc… Come
l’uomo primitivo definiva divino tutto ciò che rimaneva immutato come la volta
celeste, una serie di paradigmi restano nel nostro subconscio:
il concetto di
ordine deriva dalle cose che non cambiano.
La nostra felicità più profonda, pertanto meno evidente, dipende dal trovarsi in delle condizioni che siano in grado di relazionarsi con queste condizioni primigenie, anche elaborandole, ma sempre rispettandole.
L’architettura creata ad oggi, dettata dalle logiche di produzione ed efficienza, non rispetta questo paradigma. L’inserimento del parametrico nel progetto ne allevia la componente umana. Si crea quindi una Object Oriented Onthology, un linguaggio che produce oggetti di una formalità che stimola la nostra attenzione, ma non è in grado di richiamare la nostra componente più interiore.
C’è una differenza tra significato e piacere: aiutare una persona in difficoltà non è un piacere, ma ha un significato. Nell’avere significato risiede il suo piacere.
L’architettura avrà significato solo sintonizzandosi con quanto di più profondo, consapevole e meno manifesto è in noi.
DI OGNUNO
Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.
Scopri l'Universal Design nell'ospitalità
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