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La città fiorisce

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Rigenerazione urbana e spontanea
19/4/2018
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Edifici dismessi, aree sottoutilizzate, quartieri degradati: lo sviluppo della città oggi dipende dalla capacità di reinventare l’uso degli spazi mettendo a sistema interessi e opportunità di diversa natura, puntando su una partnership pubblico/privato dalla quale non si può recedere. Il privato è spesso proprietario dell’hardware, gli edifici; il pubblico del software, gli spazi interstiziali di collegamento e di socializzazione.

Gli uni senza gli altri non funzionano. Edifici straordinari in spazi degradati, edifici degradati in spazi straordinari non creano uno spazio urbano di qualità, innescano tensioni non sempre positive.

La variabile più preziosa sembra essere il tempo: allineare interessi pubblici e privati su un orizzonte più breve dal quale il privato non può prescindere per ovvi temi economici e di mercato risulta primario per ottenere il massimo risultato. Grandi operazioni pubbliche di rigenerazione urbana spesso hanno orizzonti temporali troppo lunghi rispetto ai rischi che i privati possono sostenere. Bisogna così definire strategicamente quali possono essere i micro passaggi intermedi che possono rappresentare l’innesco per una rigenerazione spontanea che si allarga a macchia d’olio. Il pubblico può così fungere almeno da stimolatore, definendo la macropolitica e le linee guida di sviluppo, incentivando alcuni esempi virtuosi, innestando cultura, start-up urbane capaci di diventare virali nel tessuto intorno. 

Se degrado porta degrado, il bello e il buono portano a una evoluzione certamente positiva.

Di fronte ai cambiamenti sociali, tecnologici, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare lo spazio abitato in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: da questo punto di vista i vuoti urbani e gli spazi non più utilizzati si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale, in senso più ampio.

Puntare all’innovazione, non tanto, o non solo tecnologica, certamente dei contenuti e nelle esperienze che nell’uso quotidiano si possono fare, risulta fondamentale. Nella competizione crescente tra aree e attori della trasformazione urbana e per migliorare la qualità della vita nella città, l’innovazione nel disegno dei servizi offerti, la qualificazione dei modelli di sviluppo e la cura del rapporto con il territorio sono obiettivi strategici verso cui diviene prioritario orientare ogni intervento.

In questo panorama, ogni singola occasione, ogni opportunità di riqualificare, ripensare, ricostruire, un edificio più o meno complesso, un ambito urbano più o meno ampio, se ben orientata, origina un flusso positivo, che può arrivare a travolgere quanto lo circonda, generando, anche per emulazione, una trasformazione più ampia. Alzare l’asticella porta tutti a confrontarsi al meglio.

E la città fiorisce.

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April 19, 2018
Attualità
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April 19, 2018

La città fiorisce

Edifici dismessi, aree sottoutilizzate, quartieri degradati: lo sviluppo della città oggi dipende dalla capacità di reinventare l’uso degli spazi mettendo a sistema interessi e opportunità di diversa natura, puntando su una partnership pubblico/privato dalla quale non si può recedere. Il privato è spesso proprietario dell’hardware, gli edifici; il pubblico del software, gli spazi interstiziali di collegamento e di socializzazione.

Gli uni senza gli altri non funzionano. Edifici straordinari in spazi degradati, edifici degradati in spazi straordinari non creano uno spazio urbano di qualità, innescano tensioni non sempre positive.

La variabile più preziosa sembra essere il tempo: allineare interessi pubblici e privati su un orizzonte più breve dal quale il privato non può prescindere per ovvi temi economici e di mercato risulta primario per ottenere il massimo risultato. Grandi operazioni pubbliche di rigenerazione urbana spesso hanno orizzonti temporali troppo lunghi rispetto ai rischi che i privati possono sostenere. Bisogna così definire strategicamente quali possono essere i micro passaggi intermedi che possono rappresentare l’innesco per una rigenerazione spontanea che si allarga a macchia d’olio. Il pubblico può così fungere almeno da stimolatore, definendo la macropolitica e le linee guida di sviluppo, incentivando alcuni esempi virtuosi, innestando cultura, start-up urbane capaci di diventare virali nel tessuto intorno. 

Se degrado porta degrado, il bello e il buono portano a una evoluzione certamente positiva.

Di fronte ai cambiamenti sociali, tecnologici, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare lo spazio abitato in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: da questo punto di vista i vuoti urbani e gli spazi non più utilizzati si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale, in senso più ampio.

Puntare all’innovazione, non tanto, o non solo tecnologica, certamente dei contenuti e nelle esperienze che nell’uso quotidiano si possono fare, risulta fondamentale. Nella competizione crescente tra aree e attori della trasformazione urbana e per migliorare la qualità della vita nella città, l’innovazione nel disegno dei servizi offerti, la qualificazione dei modelli di sviluppo e la cura del rapporto con il territorio sono obiettivi strategici verso cui diviene prioritario orientare ogni intervento.

In questo panorama, ogni singola occasione, ogni opportunità di riqualificare, ripensare, ricostruire, un edificio più o meno complesso, un ambito urbano più o meno ampio, se ben orientata, origina un flusso positivo, che può arrivare a travolgere quanto lo circonda, generando, anche per emulazione, una trasformazione più ampia. Alzare l’asticella porta tutti a confrontarsi al meglio.

E la città fiorisce.

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April 19, 2018
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