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Rompere il paradigma del metroquadrato
1/6/2023
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Affordable housing e welfare abitativo sono risposte possibili all’emergenza abitativa? Casa è un oggetto, abitare è un’azione: serve un soggetto quindi. Serve progettare avendo chiari obiettivi e persone uscendo dalla logica di misurare la vita delle persone solo in relazione allo spazio. Serve trovare un orizzonte comune di proposte fattive. Perché vivere non è lo stesso che abitare. Sono stati tanti gli stimoli emersi dalla tavola rotonda tra gli amministratori delegati delle organizzazioni partner di BuildVision e alcuni ospiti selezionati svoltasi a marzo in Lombardini22 a partire dal tema Affordable Housing: è possibile rompere il paradigma del metroquadrato e rispondere al desiderio di abitare?

Le proteste partite dagli studenti milanesi nel maggio 2023 per gli affitti troppo alti hanno portato a galla un’urgenza sempre maggiore legata al tema dell’emergenza abitativa.

Cominciando a riflettere sulla questione, Marco Marcatili, responsabile sviluppo Nomisma, fa emergere che quello che si sta lasciando indietro quando si parla di vendita o affitto di immobili è proprio la persona che occuperà quello spazio: la sua storia, le sue esigenze, le sue possibilità. Per risolvere questo problema, suggerisce di tenere conto della vita reale delle persone, attuando una strategia a lungo termine che parta dalle istituzioni prima ancora che dai gestori.

“Quando abbiamo progettato le case senza i soggetti, abbiamo creato le periferie.”

Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it, parte da un’evidenza: fare social housing in Italia è difficile, a Milano in particolare, perché blocca il margine e il capoluogo lombardo offre opportunità migliori. Infatti, costruire nuovi immobili costa troppo per permettere ai cittadini di pagarli a un prezzo abbordabile. Giordano suggerisce inoltre che il tema riguarda tutti, anche gli imprenditori lungimiranti, che avrebbero tutto l’interesse ad attrarre i migliori giovani in azienda. Questi ultimi si sposterebbero volentieri a Milano, se non si scontrassero con affitti troppo alti. La richiesta di smart working appare come l’unica via possibile, ma insieme si lavora meglio. Quindi che fare? La soluzione è quella di contribuire al suo abitare, riuscendo a promettergli una casa in cui stare e permettendogli di trasferirsi. Questa strategia potrebbe essere una vittoria per tutti.

“Riconosco la forza del mercato: è più veloce, fa le cose. Sogno la spinta gentile.”

Gabriele Rabaiotti, consigliere comunale e in precedenza assessore ai Lavori Pubblici e alla Casa di Milano, suggerisce che l’aiuto deve arrivare anche dal pubblico. Per affittare/vendere maggiormente è necessario coniugare l’affordable, ossia la domanda, con la sustainable, quindi l’offerta. A Milano, in particolare, ci sono pochi gestori accessibili.

Franco Guidi, nostro amministratore delegato, decide dunque di avanzare una proposta: si può pensare di avere una casa in affitto per 10 euro al giorno? Con questa provocazione invita a riflettere sul tema partendo da cosa ci vorrebbe e non da cosa sta già succedendo. La soluzione potrebbe essere creare una nuova asset class, chiamata “Comunità”, che funzioni come un ecosistema e che avrebbe un rendimento più basso, ma di conseguenza anche un minore rischio. Si tratterebbe di un prodotto adatto a un fondo d’investimento a lungo termine (ad esempio un fondo pensione), poco interessato ai cicli ma al rendimento sul lungo periodo.

“Per fare impresa in modo sostenibile e consapevole non si può prescindere dalla comunità circostante.”

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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Affordable housing e welfare abitativo sono risposte possibili all’emergenza abitativa? Casa è un oggetto, abitare è un’azione: serve un soggetto quindi. Serve progettare avendo chiari obiettivi e persone uscendo dalla logica di misurare la vita delle persone solo in relazione allo spazio. Serve trovare un orizzonte comune di proposte fattive. Perché vivere non è lo stesso che abitare. Sono stati tanti gli stimoli emersi dalla tavola rotonda tra gli amministratori delegati delle organizzazioni partner di BuildVision e alcuni ospiti selezionati svoltasi a marzo in Lombardini22 a partire dal tema Affordable Housing: è possibile rompere il paradigma del metroquadrato e rispondere al desiderio di abitare?

Le proteste partite dagli studenti milanesi nel maggio 2023 per gli affitti troppo alti hanno portato a galla un’urgenza sempre maggiore legata al tema dell’emergenza abitativa.

Cominciando a riflettere sulla questione, Marco Marcatili, responsabile sviluppo Nomisma, fa emergere che quello che si sta lasciando indietro quando si parla di vendita o affitto di immobili è proprio la persona che occuperà quello spazio: la sua storia, le sue esigenze, le sue possibilità. Per risolvere questo problema, suggerisce di tenere conto della vita reale delle persone, attuando una strategia a lungo termine che parta dalle istituzioni prima ancora che dai gestori.

“Quando abbiamo progettato le case senza i soggetti, abbiamo creato le periferie.”

Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it, parte da un’evidenza: fare social housing in Italia è difficile, a Milano in particolare, perché blocca il margine e il capoluogo lombardo offre opportunità migliori. Infatti, costruire nuovi immobili costa troppo per permettere ai cittadini di pagarli a un prezzo abbordabile. Giordano suggerisce inoltre che il tema riguarda tutti, anche gli imprenditori lungimiranti, che avrebbero tutto l’interesse ad attrarre i migliori giovani in azienda. Questi ultimi si sposterebbero volentieri a Milano, se non si scontrassero con affitti troppo alti. La richiesta di smart working appare come l’unica via possibile, ma insieme si lavora meglio. Quindi che fare? La soluzione è quella di contribuire al suo abitare, riuscendo a promettergli una casa in cui stare e permettendogli di trasferirsi. Questa strategia potrebbe essere una vittoria per tutti.

“Riconosco la forza del mercato: è più veloce, fa le cose. Sogno la spinta gentile.”

Gabriele Rabaiotti, consigliere comunale e in precedenza assessore ai Lavori Pubblici e alla Casa di Milano, suggerisce che l’aiuto deve arrivare anche dal pubblico. Per affittare/vendere maggiormente è necessario coniugare l’affordable, ossia la domanda, con la sustainable, quindi l’offerta. A Milano, in particolare, ci sono pochi gestori accessibili.

Franco Guidi, nostro amministratore delegato, decide dunque di avanzare una proposta: si può pensare di avere una casa in affitto per 10 euro al giorno? Con questa provocazione invita a riflettere sul tema partendo da cosa ci vorrebbe e non da cosa sta già succedendo. La soluzione potrebbe essere creare una nuova asset class, chiamata “Comunità”, che funzioni come un ecosistema e che avrebbe un rendimento più basso, ma di conseguenza anche un minore rischio. Si tratterebbe di un prodotto adatto a un fondo d’investimento a lungo termine (ad esempio un fondo pensione), poco interessato ai cicli ma al rendimento sul lungo periodo.

“Per fare impresa in modo sostenibile e consapevole non si può prescindere dalla comunità circostante.”

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